Reinventarsi un lavoro è l’obiettivo di molte persone in questo 2023. Uno degli argomenti più sentiti in proposito non è tanto quello di trovare l’idea giusta (se non ce l’hai guarda la MasterClass) o il modo per trasformarla in una forma di guadagno (ecco qui gli 11 step da idea a progetto), ma capire come gestire l’aspetto fiscale: quali lavori posso fare senza partita iva? per quali invece devo aprirla e quanto mi costa?
Quando serve la Partita IVA
Partiamo subito a bomba citando la normativa in essere (ad oggi)
- Quando svolgo una professione abituale, organizzata e non esclusiva di qualsiasi lavoro autonomo (art. 5 dpr633/72) professionale o commerciale –> ho bisogno della partita iva
- Quando lavoro in modo occasionale (ex. art 2222CC) –>non è necessario aprire la partita iva
Tutto chiaro? In parole povere la partita iva non serve se svolgo il mio lavoro in modo occasionale. Ti consiglio di approfondire questo discorso con il tuo commercialista, perchè ogni casistica è a se. Quello che posso dirti qui in modo generale è che:
- La prestazione occasionale potrebbe essere un regime da sfruttare nelle fasi di partenza del tuo progetto. Proprio all’inizio, quando non sai ancora bene come andrà. Anche in questo caso mettiti d’accordo col commercialista per capire come gestire gli incassi, le ricevute (alle volte basta avere un blocchetto) e la dichiarazione dei redditi. Non appena inizi a ingranare, apri subito una partita iva agevolata (regime forfettario). Se ti mancano le idee su cosa potresti fare, corri a vedere la MasterClass.
- Se vendi qualcosa on-line (prodotto o servizio) però bisogna fare attenzione. Avere su un proprio sito un bottone “acquista qui” attivo 7 giorni su 7, 24 ore su 24 ti obbliga ad aprire partita iva perchè di fatto stai dando la possibilità di acquistare in modo continuativo: non importa che tu venda 10 o 10 mila prodotti/servizi in un anno.
La partita iva costa tanto: sfatiamo un falso mito
Al giorno d’oggi in Italia esiste un regime agevolato, il cosiddetto “regime forfettario” per cui non ci sono costi fissi (e nemmeno di apertura/chiusura). Si pagano le tasse in base all’incasso (e al codice ateco), in una percentuale che non è molto diversa dalla tassazione che subisce un dipendente in busta paga (differenza tra lordo e netto). Ne ho parlato in modo approfondito qui.
I prezzi di una partita iva si alzano invece se facciamo commercio (bisogna iscriversi alla camera di commercio) o non abbiamo i requisiti per approfittare del regime agevolato e dobbiamo optare per un ordinario.
Posso dirti che in tutti questi anni in cui aiuto le donne intraprendenti a reinventarsi un Piano B, che la soluzione del regime agevolato è stata la scelta della quasi totalità delle mie clienti.
I rischi del lavoro in nero
Ricevo molti messaggi in cui mi dite “Cosa ne pensi se per iniziare facessi tutto col passaparola…pagamenti in contanti…così mi risparmio anche la fatica di avere il blocchetto delle ricevute e di dover dichiarare quello che incasso”
Secondo me, oltre ad essere illegale, è un ragionamento molto miope sotto due punti di vista.
- Pagare le tasse è un nostro dovere, evadere significa contribuire al degrado del nostro paese. Non possiamo lamentarci poi se per prenotare una visita con il sistema sanitario ci vogliono due anni, se gli autobus non passano e se nelle scuole pubbliche crollano i soffitti.
- Portare avanti una attività non in regola significa mantenerla sempre ad un livello amatoriale senza darle l’importanza che si merita. Verrai scavalcata da diverse professioniste che si presentano come tali, si pubblicizzano in modo studiato, permettono di pagare con carte e bonifici ed emettono fattura.
Il mio consiglio
Prima di trarre conclusioni affrettate, ti consiglio di informarti con un professionista del settore. Se non hai un commercialista di fiducia, prova a sentire fiscozen, una realtà on line che gestisce le partite iva di molti freelance. Credo che chiedere un consulto non costi nulla e non obblighi a impegnarsi con loro.